Ripresa economica in Africa: il FMI taglia il petrolio 

A margine degli incontri congiunti con la Banca mondiale a Washington, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha pubblicato ieri l'Africa Regional Economic Outlook, che punta a una crescita in calo per il continente. Il Fondo prevede un tasso del 3,6% per il 2022, in calo rispetto al 4,7% dello scorso anno. Il motivo, spiega il documento, è "la lentezza degli investimenti e un generale deterioramento della bilancia commerciale".

La cosa più interessante per noi del Senegal viene dall'analisi che segue: "I Paesi poveri di risorse naturali con una struttura economica più diversificata continueranno ad essere tra i Paesi più dinamici e resilienti della regione, con una crescita del 4,6% nel 2022, rispetto 3,3% per i paesi esportatori di petrolio e 3,1% per i paesi ricchi di altre risorse naturali.

Le risorse di petrolio e gas non sono una panacea per tutti i problemi di un paese. Ciò significa che se gli aggregati macroeconomici di un paese come il Senegal, che attualmente non è produttore di petrolio, ma la cui economia è una delle più dinamiche dell'Africa occidentale, sono ancora solidi, sarà soprattutto perché il paese non ha posto tutte le sue palline nello stesso canestro. Si spera che le cose non cambino troppo quando i pozzi di petrolio e gas inizieranno a estrarre i loro tesori dal fondo del mare. Il FMI dimostra chiaramente che i paesi che ripongono tutte le loro speranze solo nello sfruttamento delle risorse minerarie o petrolifere non sono i migliori del mondo. La prova è che anche l'Arabia Saudita, il più grande esportatore mondiale di petrolio,

Nella regione africana, Nigeria e Angola, tra i maggiori produttori di idrocarburi, insieme all'Algeria, sono obbligati a sostenere con forza la richiesta della Russia all'OPEC di una riduzione della produzione di idrocarburi, nella speranza di un aumento del prezzo del barile. Le fluttuazioni al ribasso incidono fortemente sulla bilancia dei pagamenti dei paesi che si sono posti in una posizione di totale dipendenza per i loro approvvigionamenti di prodotti alimentari.

Problematica anche l'offerta di prodotti alimentari, rileva l'Outlook del FMI, nel senso che "l'inflazione è aumentata più velocemente e in modo più sostenibile del previsto, spinta dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia, che rappresentano circa il 50% del paniere dei consumi della regione. La recente impennata dell'inflazione è certamente meno spettacolare rispetto alle medie storiche dell'Africa sub-sahariana, ma l'aumento del costo della vita pone milioni di persone di fronte a un'acuta insicurezza alimentare". L'istituzione di Bretton Woods aggiunge che questa inflazione "potrebbe rallentare la crescita economica e mettere a repentaglio la stabilità sociale e politica".

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